Da redação

Pechino +20

Della Redazione

Giovedì | 12 Marzo 2015 | 14:41 | Ultimo aggiornamento: 22 Settembre 2016 ore 17:01

Marco Grob
La sig.ra Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttore esecutivo del UN Women.

Sin da quando ha assunto l’incarico, quasi due anni fa, presso la direzione esecutiva di UN Women, Phumzile Mlambo-Ngcuka ha condotto l'entità con tutta la sua esperienza riguardo alla questione dei diritti delle donne, una forte autorità strategica e pratica amministrativa. Nel mese di maggio del 2014, in occasione del lancio della campagna internazionale di Pechino+20 — il cui tema è "Empowering Women, Empowering Humanity: Picture it!” [Empowerment delle donne. Empowerment dell’Umanità! Immaginalo" — ha dato enfasi al fatto che le persone vivono un momento senza precedenti nella Storia, con uno sforzo collettivo per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs) entro il 2015 e per impostare la prossima serie di obiettivi globali: gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Così, ha sottolineato: "Dobbiamo cogliere quest’opportunità unica, una in ogni generazione, di stabilire risolutamente la parità di genere, i diritti delle donne e l’empowerment femminile al centro dell'agenda globale."

Nel suo curriculum Phumzile raccoglie passaggi significativi nella politica in Sud Africa, suo Paese natale, essendo stata la prima donna a ricoprire la carica di vice presidente dal 2005 al 2008. Nel 1994 diventò membro del Parlamento e presiedette il Comitato del Servizio Pubblico. Fu anche vice ministro del Dipartimento del Commercio e dell'Industria (1996-1999), ministro delle Miniere e dell'Energia (1999-2005) e Ministro ad interim delle Arti, della Cultura, della Scienza e Tecnologia (2004). Nel 2008 ha creato la Fondazione Umlambo per dare appoggio alle scuole nelle zone più povere del Sud Africa, fornendo loro orientamento e formazione agli insegnanti, e della Repubblica del Malawi, aiutando ad incentivare miglioramenti nelle scuole attraverso il supporto di partner locali.

In un'intervista esclusiva alla rivista BUONA VOLONTÀ, il direttore esecutivo, tra le altre cose, ha parlato sul 20º anniversario della 4ª Conferenza Mondiale sulle Donne realizzata nel 1995 a Pechino, Cina — che sarà festeggiato durante la 59ª Sessione della Commissione sullo Status delle Donne (CSW siglia in inglese), che si terrà tra il 9 e il 20 marzo di quest'anno presso la sede delle Nazioni Unite (ONU) a New York, negli Stati Uniti. Secondo lei, questo è il momento ideale per muoversi coraggiosamente verso la parità di genere e l’empowerment femminile, accorciando così il termine per il consolidamento della Piattaforma d'Azione di Pechino, affinché donne e bambine abbiano veramente diritti uguali a quelli del genere maschile, libertà e opportunità in tutti i settori della vita.

BUONA VOLONTÀ — A partire dalla 4ª Conferenza Mondiale sulle Donne, quali sono stati i maggiori progressi nella lotta per l’uguaglianza?

Mlambo-Ngcuka — Abbiamo fatto grandi passi negli ultimi venti anni. Vi è una maggiore consapevolezza della necessità che le donne si trovino a livelli di parità in tutti gli ambiti della partecipazione politica e socio-economica. Leggi e politiche nuove sono state adottate per promuovere la parità di genere in tutte le sfere delle attività pubbliche e private. Progressi significativi sono stati fatti nell'agenda globale delle politiche per quanto riguarda il coinvolgimento globale delle donne nelle iniziative di pace e di sicurezza. Stiamo per raggiungere la parità di genere nell'istruzione primaria e, nella maggior parte delle regioni, attualmente ci sono più donne iscritte alle università che uomini. Nonostante queste conquiste, [...] una donna su tre è ancora vittima di violenza sessuale o ha subito maltrattamenti da parte del partner. Continuano a sopportare il peso del lavoro domestico non retribuito e rimangono completamente sottorappresentate nel processo decisionale, sia nel settore pubblico che in quello privato. Le donne ricevono ancora dal 10% al 30% in meno rispetto agli uomini, sono concentrate in posti di lavoro a rischio e informali, e solo uno su cinque parlamentari è donna.

BV— Qual’è la preoccupazione più grande nella programmazione della UN Women per lo sviluppo post 2015?

Mlambo-Ngcuka — Nonostante gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio abbiano scaturito progressi significativi, attratto l'attenzione mondiale e incitato tutto il pianeta, i risultati disuguali ottenuti non sono stati di grande aiuto nella risoluzione di importanti questioni strutturali. Per esempio, l'OSM per l'uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile non ha affrontato questioni quali il diritto della donna di possedere proprietà, uguale ripartizione delle responsabilità familiari e dei lavori domestici, la salute e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne, la violenza contro donne e bambine e la scarsa partecipazione femminile nelle prese di posizione a tutti i livelli. Il Forum Economico Mondiale stima che, ai tassi attuali di progresso, l’uguaglianza di genere in termini di opportunità e partecipazione economica diventerà realtà solo tra 81 anni. Non possiamo aspettare tutto questo tempo. I governi devono affrontare nella maniera più ampia possibile questi problemi strutturali affinché la parità di genere possa concretizzarsi entro il 2030. UN Women, pertanto, sostiene l'obiettivo, indipendentemente dal programma di sviluppo post 2015, di raggiungere la parità di genere e di integrarla in tutti gli altri settori e obiettivi prioritari, con mete ed indicatori ben chiari.

BV — Facendo un’analisi dei 20 anni della Piattaforma d’Azione di Pechino e dei 15 anni del Vertice del Millennio, che cosa dev’essere cambiato affinché i Paesi possano raggiungere la partità di genere?

Mlambo-Ngcuka — Abbiamo un’enorme lacuna da riempire se vogliamo raggiungere l'obiettivo di vivere in un mondo senza disuguaglianza di genere. Norme sociali discriminatorie profondamente radicate persistono ancora, così come stereotipi e pratiche che ostacolano questo progresso. In alcune regioni del mondo, dove possiamo osservare l'ascesa del terrorismo e dell'estremismo violento, dobbiamo lavorare ancora più duramente per sostenere la creazione di spazi sicuri affinché le bambine possano andare a scuola per poi assumere ruoli professionali e le donne possano candidatarsi a cariche politiche senza la paura di subire violenze o intimidazioni [...] Tutti i settori del governo devono responsabilizzarsi e rendere conto della messa a punto di misure per la parità di genere: dai villaggi alle città, dal pavimento della fabbrica ai corridoi del potere. Le leggi esistenti devono essere rispettate, e laddove ancora non esistano leggi, dovranno essere create. I 128 Paesi che hanno ancora per lo meno una differenza giuridica tra uomini e donne devono rivedere le loro leggi. Dobbiamo ridefinire ciò che chiamiamo progresso ed elevare le nostre aspettative per poter fare salti audaci, e non soltanto piccoli passi incrementali. Nel mese di settembre chiederemo ad ogni capo di Stato di impegnarsi in un piano d'azione, una linea direttrice per un futuro migliore per quanto riguarda le donne che indichi in che modo saranno rese disponibili le risorse per i nuovi impegni.

BV — Qual’è il ruolo del Sud America in questo contesto?

Mlambo-Ngcuka — La regione dell’America Latina e dei Caraibi è fonte di ispirazione in molti aspetti. Ci sono donne straordinarie che sono capi di Stato e presidenti: per esempio in Argentina, Brasile e Cile; quest’ultimo ha come presidente Michelle Bachelet, che mi ha preceduto a UN Women. La regione ha il livello più alto di rappresentanza femminile in Parlamento, con il 26%. È stata anche la prima regione ad adottare un documento obbligatorio per prevenire, punire e sradicare la violenza contro le donne e le bambine: la Convenzione di Belém do Pará del 1994. Questa potente convenzione è servita come base per il documento della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla Prevenzione e la Lotta Contro la Violenza nei confronti delle Donne e la Violenza Domestica, [meglio conosciuta come] la Convenzione di Istanbul, entrata in vigore lo scorso anno. L’America Latina e i Caraibi hanno fatto grandi passi verso il risarcimento alle vittime di violenza sessuale in conflitti, verso la pace e la sicurezza. In Colombia, per esempio, la società civile sostenuta da UN Women è riuscita a difendere con successo un'analisi dei generi più determinata e una maggior rappresentanza femminile nei colloqui di pace tra il governo e le FARC [Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia].

BV — La LBV difende la necessità che le questioni di genere vengano rafforzate nei programmi scolastici. Nella Sua opinione, quale sarebbe la strategia migliore per rendere più sensibili a questa questione le pratiche educative?

Mlambo-Ngcuka — Mi congratulo con la Legione della Buona Volontà per il risalto che dà al rafforzamento della sensibilità di genere nelle pratiche educative. Come voi, anch’io sono decisamente convinta che le prospettive di genere debbano venire rafforzate nell’istruzione. La domanda che dobbiamo porci è in che modo farlo per poter ottenere un impatto più ampio e sostenibile. Rafforzare la sensibilità di genere nell’istruzione non vuol dire aggiungere una componente di genere a processi e strategie che sono inerentemente tendenziosi in questo senso. Per esempio, non basta aumentare il numero di insegnanti se non si mettono in pratica iniziative per trasformare il modo in cui insegnano e per rivedere il curriculum, in modo da fornire pari opportunità di apprendimento a entrambi i sessi. Allo stesso modo, aumentare il numero delle iscrizioni di bambine ai corsi che continuano ad essere orientati più agli interessi dei bambini non porterà ai risultati desiderati. Dobbiamo rivedere i nostri piani di studio e i metodi di insegnamento, fornire strutture scolastiche che soddisfino le necessità di bambine e bambini e garantire la sicurezza e la protezione delle bambine nell’istruzione. Abbiamo bisogno anche di trovare il modo di insegnare scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (campi conosciuti come STEM, sigla in inglese), che sia adatto per le ragazze in modo che, una volta uscite dalla facoltà, siano pronte per competere in un mercato del lavoro sempre più rivolto ai lavori nei campi della scienza e della tecnologia. Questo è fondamentale se vogliamo mantenere l'interesse di donne e bambine nei confronti dell’istruzione, affinché possano continuare a frequentare le scuole più a lungo e possano poi diplomarsi con competenze rilevanti.

Italiano

La Cultura di Pace e Solidarietà nelle scuole statunitensi

Della Redazione

Martedì | 05 Agosto 2014 | 15:00 | Ultimo aggiornamento: 22 Settembre 2016 ore 17:01

In pochi decenni la violenza nell’ambito scolastico americano è diventata un grave problema sociale e un argomento di interesse per gli studi sulla criminalità e sulla sicurezza pubblica. Lo scenario espone un aumento dei casi di comportamenti di bullismo, di comportamenti a rischio (fumo, alcol e altre droghe), di aggressività e di formazione di gangs, oltre ad attacchi e incidenti che coinvolgono armi da fuoco, alcuni dei quali terminano in massacri.

Attenta a questa sfida, la Legione della Buona Volontà degli Stati Uniti (LBV USA) incoraggia attività socio educative dando enfasi alla diffusione di una Cultura di Pace. L'obiettivo è quello di ispirare la formazione di leader solidali e di favorire un ambiente scolastico senza violenza. Tra le varie iniziative intraprese da parte dell'Istituzione, il programma Alunni di Buona Volontà per la Pace (in inglese Good Will Students for Peace), realizzato dagli educatori della LBV in collaborazione con gli insegnanti delle scuole degli Stati Uniti, ha ottenuto risultati significativi.

Eliana Gonçalves

+ GUARDA LA FOTOGALLERY

Il programma Alunni di Buona Volontà per la Pace presenta tre fasi — la mobilitazione e l’impegno; le attività di sviluppo del gruppo; e l’esibizione dei risultati e l’internalizzazione. La sua struttura si basa sul MAPREI (Metodo di Apprendimento attraverso la Ricerca Razionale, Emozionale ed Intuitiva), metodologia propria della Pedagogia dell’Affetto (per bambini fino ai 10 anni) e della Pedagogia del Cittadino Ecumenico (dagli 11 anni in su), create dall’educatore Paiva Netto, presidente della LBV. In questa linea educativa l’intelletto e il sentimento camminano insieme, e l'apprendimento è permeato di valori etici, ecumenici e spirituali*.

PROTAGONISTI SOCIALI

Ai primi di ottobre 2013 gli educatori della Legione della Buona Volontà hanno iniziato a lavorare sul tema "Sensibilizzare, condividere e aiutare", con l'obiettivo di integrare attività solidali al contenuto didattico,  per contribuire così alla formazione di una visione degli alunni più sensibile e critica sulla realtà sociale e sulla qualità delle relazioni interpersonali. Questa iniziativa ha anche incoraggiato i giovani a pensare in un modo capace di ispirare gli altri a praticare e diffondere valori etici e fraterni.

Tra le attività proposte gli alunni hanno scelto di iniziare una campagna per la colletta alimentare. La decisione è stata presa dopo una ricerca fatta da loro sulle cause della mancanza di alloggi e sulla realtà delle comunità in situazioni sociali più precarie della regione. Quindi hanno scelto di aiutare le famiglie della Contea di Essex, nel New Jersey.

Per raggiungere l'obiettivo gli alunni hanno formato dei gruppi più piccoli, hanno fatto una lista di generi alimentari di prima necessità e con il supporto di volontari della LBV hanno mobilizzato la comunità locale nei confronti della campagna. Grazie alla loro iniziativa sono state allestiti circa 60 pacchi alimentari da donare.

Eliana Gonçalves

La chiusura della prima edizione del programma dopo quasi tre mesi di svolgimento nella scuola Lincoln Avenue a Orange, nello Stato del New Jersey, si è tenuta il 22 novembre ed è stata del tutto speciale per gli oltre 900 alunni della scuola elementare del Lincoln Avenue. In quella data hanno veduto un video in cui sono documentate le attività svolte da loro.

IL GIORNO DEL RINGRAZIAMENTO E UNA BUONA AZIONE

La consegna di pacchi è avvenuta il Giorno del Ringraziamento (in inglese, Thanksgiving Day), festa in cui la famiglia riunita celebra con gratitudine gli avvenimenti positivi dell'anno. Per gli educatori è stato un giorno speciale poiché, secondo loro, resterà immortalato nella memoria e nel cuore dei bambini e degli insegnanti.

Secondo l’opinione della direttrice della Lincoln Avenue, Denise White, la presenza dell'Istituzione nella scuola ha offerto un'esperienza arricchente. "Sono lieta di essere partner della Legione della Buona Volontà. È una grande organizzazione che contribuisce alla formazione del carattere dei nostri alunni, oltre al fatto di incoraggiare servizi comunitari che fanno vedere ai bambini com’è importante l'atto di retribuire qualcosa alla comunità", ha affermato.

L'educatrice Veronica Torrenegra, che ha partecipato all'attività, ha osservato cambiamenti importanti in aula. "Ho notato che i bambini hanno lavorato in gruppo. Ho visto in loro senso di umiltà e di generosità. Ho sentito un’energia buona e positiva quando loro hanno visto il risultato finale. Sono sicura che l’anno prossimo collaboreranno a questo evento".

L’insegnante Cindy Varela, a sua volta, ha messo in evidenza la gioia dei bambini. "Ho visto gli alunni nella comunità felici di poter aiutare gli altri. Uno dei ragazzi addirittura vi ha detto che in cuor suo sentiva che stava facendo un buon lavoro e che ciò lo faceva star bene. E questo è eccellente per qualsiasi scuola", ha aggiunto.  

Per saperne di più sul programma Good Will Students for Peace entra nel sito: www.legionofgoodwill.org o chiama il numero +1 (646) 398-7128.

___________________________________
*Spiritualità Ecumenica — Questa bandiera della Legione della Buona Volontà è presente in tutte le sue azioni sociali ed educative, ed è intesa come "la culla dei valori più generosi che nascono dall’Anima, la dimora delle emozioni e del raziocinio illuminato dall’intuizione, l’atmosfera che avvolge tutto ciò che trascende il campo volgare della materia e proviene dalla sensibilità umana elevata, ad esempio della Verità, della Giustizia, della Misericordia, dell’Etica, dell’Onestà, dell’Amore Fraterno." Brano tratto dal libro È Urgente Rieducare! su cui si basa la linea educativa LBV, scritto dall’educatore Paiva Netto, autore di numerosi best-seller, che ha più di 6 milioni di libri venduti.

Italiano

La voce del giovane: Aids senza pregiudizio

Della Redazione

Lunedì | 01 Dicembre 2014 | 9:54 | Ultimo aggiornamento: 22 Settembre 2016 ore 16:07

Cosa faresti se scoprissi che qualcuno nella tua famiglia ha il virus HIV? Lo allontaneresti o l’aiuteresti? Reagiresti con pregiudizio? Lo staff del Portale Buona Volontà è andato all'Istituto di Educazione José de Paiva Netto a San Paolo (Brasile), e ha chiesto agli studenti delle scuole medie che cosa pensano sull’HIV/AIDS.

LEGGI INOLTRE:
- Articolo del giornalista Paiva Netto: "Aids – non scoraggiare la lotta"
- Vivere con  il virus HIV è “una sfida da superare ogni giorno", afferma una portatrice

Se per molti può sembrare un argomento tabù, parlare di AIDS non è un problema per questi giovani. E questo perché in tutte le scuole della Legione della Buona Volontà (LBV) la propria metodologia include la disciplina della Convivenza*, in cui loro sviluppano ricerche e dibattiti sulla malattia (che cosa è, come avviene la sua trasmissione, il suo trattamento  e,  naturalmente, la sua prevenzione), senza sentir vergogna o paura di informarsi, e arrivano a   conclusioni interessanti.

João Nery
Alcuni degli studenti delle scuole medie dell'Istituto di Educazione José de Paiva Netto a San Paolo (Brasile) che hanno partecipato nel 2013 al dibattito a rispetto dell’HIV/AIDS sulla tesi del scrittore Paiva Netto, “AIDS - il virus del pregiudizio aggredisce più della malattia”.

Spesso le persone evitano i portatori di HIV per mancanza di conoscenza, e da lì si creano i pregiudizi. “Ci sono miti sulla contaminazione che devono essere sfatati. Molte persone discriminano le persone malate di Aids proprio perché non conoscono la malattia nella sua complessità” ha detto Sabrina Caetano, di 17 anni.

Secondo il parere della diciassettenne Priscila Mendes, il danno subito dal paziente malato di AIDS è serio e “può provenire dalla propria famiglia la quale, allo stesso modo della società, può spesso giudicarlo invece di accettarlo e comprenderlo”. Il risultato di questo atteggiamento è “l’abbandono che colpisce ulteriormente il portatore del virus HIV. È proprio in questo momento che lui  ha più bisogno di sostegno e di solidarietà”, completa Rene Clemente, di 17 anni. 

Anche in trattamento il portatore di HIV  può e deve vivere normalmente, senza abbandonare la sua vita affettiva e sociale. Ha  eguale diritto al lavoro, ad avere una vita sentimentale, a passeggiare, a divertirsi e fare amicizia. È quello che conferma Amy de Souza, 17 anni: “Il portatore del virus può convivere con altre persone, con la società. Non trasmette la malattia soltanto per il fatto di avvicinarsi o  di comunicarsi con l’altro”.

Lo studente Matheus Araújo, 18 anni, ricorda che ci sono malattie che uccidono più dell’AIDS - come per esempio il diabete, che in Brasile uccide quattro volte di più, secondo il Ministero della Salute del Brasile — e ce ne sono altre che possono essere più contagiose, trasmesse nell’aria, come il caso dell’influenza. Tuttavia il pregiudizio contro i portatori del virus dell’AIDS è diventato molto aggressivo. “Durante la lezione l'insegnante ha mostrato un video in cui veniva simulato che uno dei sedili della metropolitana era allestito specialmente  solo per i malati di AIDS, e diverse persone passavano e non si siedevano. Questo dimostra l'ignoranza della gente, perché una persona con l'influenza, in questa situazione, è più pericolosa nei confronti delle altre che un malato di AIDS”, esemplifica lo studente.

Secondo il rapporto del Programma Congiunto delle Nazioni Unite sull'HIV/AIDS (UNAIDS), i portatori di HIV vivono più a lungo e i decessi correlati a questa malattia sono in diminuzione a causa della efficacia della terapia antiretrovirale. Bisogna festeggiare i progressi in materia di trattamento, ma non possiamo dimenticare che oltre 35 milioni di persone  in tutto il mondo vivono ancora con l'HIV . E le nuove generazioni devono avere questa conoscenza: “Le lezioni di Convivenza sono uno spazio di riflessione sui nostri atteggiamenti e  per la  formazione di un futuro migliore per noi e per le generazioni future. I giovani possono scegliere strade sbagliate che potrebbero essere evitate se avessero avuto prima uno spazio come questo, nel quale vengono messi allerta e conversano senza pregiudizi”,  sostiene Priscila Mendes.

Per Carolina Santos, di 18 anni  “la legge dovrebbe far includere lezioni di questo tipo nel programma scolastico, perché mancano  ancora  informazioni,  interesse ed empatia. Altrimenti l'ignoranza e il pregiudizio aumenteranno ogni giorno di più”. E Marcus Vinicius Scolari, di 17 anni, aggiunge: “Non dovrebbe esistere la discriminazione non solo contro i portatori del virus HIV, ma contro  qualunque tipo di cosa,  sia essa  religione, orientamento sessuale, etnia, status socio-economico,  perché siamo tutti esseri umani, con i nostri pregi e difetti. Dobbiamo rispettare tutte queste differenze”.

_________________________________________________
* Lezioni di Convivenza – La Disciplina di Convivenza, creata dall’educatore Paiva Netto, invita gli studenti ad attività di ricerca e discussione su questioni importanti della vita di tutti i giorni. Viene applicata nelle unità educative della Legione della Buona Volontà.

Italiano