Plastica: il nemico dell’acqua e della salute

Abbiamo scelto 7 abitudini che ci rendono consumatori consapevoli.

Della Redazione

Lunedì | 21 Marzo 2016 | 15:27 | Ultimo aggiornamento: 22 Settembre 2016 ore 17:01

Il consumo di bicchieri, bottiglie e altri prodotti monouso sta crescendo negli ultimi due decenni a causa di convenienza, igiene e prezzo basso, soprattutto nelle aziende ed istituzioni. Ma l'uso quotidiano di questi prodotti e il loro scarto inadeguato rappresentano dei rischi per l’acqua dei mari e degli oceani e per la nostra salute.

La plastica è il rifiuto solido urbano meno riciclato in tutto il mondo. A seconda della sua composizione, può metterci dai 100 ai 450 anni per decomporsi. Dati del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente indicano che bottiglie, sacchetti, confezioni per alimenti, bicchieri e posate plastiche costituiscono la maggior parte della spazzatura che finisce negli oceani e che contamina l'acqua pulita. In alcune regioni la plastica può corrispondere all'80% di questi rifiuti.

Le conseguenze della presenza di spazzatura nell'oceano hanno ripercussioni sull’equilibrio ecologico, sulla salute umana e marina, sull'approvvigionamento alimentare, sull'economia, sul turismo e perfino sul contatto con gli ambienti naturali. Sono problemi ambientali e umani che s’incrociano e che di certo non favoriscono nessuno.

 

 

PROBLEMA DI UNO, PROBLEMA DI TUTTI

Al di là di ciò che vediamo in superficie, grandi quantità di rifiuti possono star nascosti sul fondo degli oceani. Al Portale Buona Volontà, la docente brasiliana e dottoressa in Scienze Biologiche Paola Dall'Occo spiega che la plastica può ingannare gli animali marini e portarli alla morte. «Alcuni di loro finiscono per non distinguire di cosa si tratta e la mangiano». Il problema è che non viene digerito: «L’animale la mangia e ne viene saziato, e insieme ingerisce una quantità di sostanze inquinanti e tossiche che sono aggregate a questa plastica».

Con lo stomaco pieno di spazzatura gli animali non possono più mangiare e alla fine muoiono per inanizione, o vengono feriti internamente da pezzi di plastica taglianti. Inoltre l'animale può «rimanere incastrato quando è ancora giovane e deve crescere entro i limiti di questa plastica. Un grande frammento finisce per deformare e spesso uccidere, strangolandolo, trattenendo la sua pinna, impedendo all'animale di nuotare» tra altri casi.

E «questo ci viene di ritorno quando mangiamo un animale che è entrato in contatto con la plastica contaminata. Esiste anche la grande possibilità che la plastica rimanga nello stomaco e finisca per liberare queste sostanze; che entri nella biomassa dell’animale che mangeremo più avanti» spiega la Dr.ssa Paola.

Secondo Renê Monico, presidente dell'organizzazione brasiliana Oito Elementos Sustentabilidade [Otto Elementi Sostenibilità] che svolge azioni di responsabilità sociale e gestione ambientale «gli ecosistemi dipendono da un equilibrio estremamente sensibile, sono catene d’interdipendenza: la plastica uccide gli animali e altera l’ambiente. Di conseguenza, quando una specie subisce una diminuzione espressiva del numero di indivui, altre specie hanno un aumento o una diminuzione di individui, e ciò provoca un collasso».

IL NOSTRO IMPEGNO

Il consumatore consapevole sa che può essere un agente di trasformazione della società facendo la sua parte. Prendere in considerazione gli effetti dell'uso e dello scarto dei prodotti è un gesto semplice praticato quotidianamente dal consumatore che si preoccupa per l'ambiente e le generazioni future. Andiamo insieme ad eliminare la quantità di rifiuti smaltiti in modo scorretto!