Accesso alla cultura: una responsabilità civica

La museologa rafforza la necessità di una capacitazione professionale in spazi culturali per un migliore accesso a persone con disabilità.

Nathan Rodrigues

Lunedì | 02 Febbraio 2015 | 10:20 | Ultimo aggiornamento: 22 Settembre 2016 ore 16:07

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La Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità, approvato all'unanimità dalle Nazioni Unite nel 2007, ha riaffermato il diritto delle persone con disabilità di partecipare alla vita culturale della comunità indicando le misure da adottare per garantire che questa popolazione abbia accesso alle varie attività ed ai servizi culturali, educativi e di svago.

Tuttavia questo diritto è ben lungi dall'essere raggiunto nella sua pienezza. Spazi come musei, parchi, cinema e teatri, in tutto il mondo, non riescono ancora a fornire i mezzi affinché queste persone possano usufruire dei loro servizi. È quel che indica Amanda Fonseca Tojal, museologa brasiliana e consulente di Accessibilità nell’intervista al programma della Buona Volontà TV [Boa Vontade TV, in portoghese] intitolato Società Solidale* [Sociedade Solidária, in portoghese].

Secondo lei, le persone con disabilità rappresentano un vasto pubblico potenziale che finisce spesso per essere spesso ignorato: "Loro hanno molto da insegnare a tutti gli altri perché. quelli che hanno un tipo qualsiasi di disabilità, di solito sviluppano altre potenzialità che sono molto importanti per orientare anche chi non ha nessuna disabilità".

Tuttavia loro stanno lottando per l’accessibilità già da decenni e devono ancora affrontare molti problemi, dal momento che l'evoluzione si muove lentamente. "Le difficoltà iniziano già agli ingressi ([dei locali]). Gli utenti di sedie a rotelle, per esempio, narrano che per entrare devono utilizzare le porte sul retro. Un altro problema è la comunicazione. Esistono bellissime mostre, ma una persona con disabilità visiva non ha nessun contatto con le opere esposte per il fatto di aver bisogno del tatto per capirle, e invece non può manipolare nemmeno delle repliche. Non è sufficiente avvicinarsi a questo pubblico e narrare quel che sta succedendo lì", ha detto.

La specialista spiega che l'accesso alla cultura va ben oltre gli adeguamenti degli ambienti. È anche necessario capire che le persone hanno differenze e necessità distinte. Per questa ragione tali istituzioni devono capacitare tutto il loro personale affinché sia in grado di lavorare con questo pubblico.

Edu Cesar/livestard.blogspot.com.br
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"I musei, o qualsiasi altro luogo culturale, dovono ricevere queste persone con dignità, con rispetto, dando loro tutte le condizioni per poterne approfittare. [...] È necessario coinvolgere tutte le persone di quella determinata istituzione, gli educatori, le guardie di sicurezza ed i recepcionist nei capannoni, nelle esposizioni, in modo che sappiano trattare una persona che non vede, una persona che è su una sedia a rotelle o non udente", ribadisce.

Malgrado queste difficoltà, Amanda Tojal intravede una buona prospettiva per il loro accesso ad ambienti culturali ed educativi. "I musei non erano preparati a ricevere queste persone, ma hanno cominciato a rendersi conto di come tutto questo sia importante. Il pubblico ha insegnato al museo ad essere più umano".

"Le persone con disabilità finiscono per umanizzare questi spazi. Perché se si pensa ad una rampa, per esempio, questa sarà un bene non solo per le persone su sedie a rotelle ma anche per una madre con un bambino nel passeggino, per un anziano che ha bisogno di camminare più lentamente, o per una persona con una gamba rotta. In questo modo lo spazio comincia a umanizzarsi nel momento in cui si pensa al prossimo", aggiunge.

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* Il programma Società Solidale è trasmesso dalla Boa Vontade TV (canale 20 della SKY)  dal lunedì al venerdì  alle 3:30, alle 18:30 e alle 22:30, e di domenica alle 7:30 e alle 22:00 (orario brasiliano). Puoi vederlo online attraverso il Portale Buona Volontà.